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All'inferno e ritorno

di Luigi Sampietro

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6 luglio 2008


Complice il cambio vantaggioso dell'euro sul dollaro, gli Stati Uniti sono quest'anno una meta privilegiata per le vacanze. Ma possono anche essere una meta virtuale. Leggere per credere. Magari con un sottofondo jazz: reddo e cerebrale per cominciare; e poi, via via, sempre più come piace a quelli che "like it hot".
Il primo libro per l'estate è il romanzo di Norman Mailer, Il castello nella foresta (Einaudi, pagg.438, € 19,00) sulla vita del più raggelante personaggio del secolo. A raccontare la storia del concepimento – forse incestuoso – di Adolf Hitler, e poi della sua crescita e formazione è il Diavolo in persona, vestito da ufficiale delle SS. Opera ambiziosa e a tratti delirante, è il testamento di un grande scrittore che, in certi punti si lascia prendere la mano dal narratore. Un tipo che, notoriamente, fa le pentole ma non i coperchi. È comunque un horror da non perdere.
La raccolta di Hisaye Yamamoto, Diciassette sillabe (Avagliano, pagg. 272, € 15,00) è, invece, un piccolo classico. La Yamamoto è nata in California da genitori immigrati nel 1921, questi racconti, contenuti e misurati come lo sono gli haiku in poesia, sono una una sfida con l'assoluto: per ottenere il minimo risultato (in termini di spazio) con il massimo (e lodevole) sforzo. Esperienze quotidiane, vissute o ascoltate – e soprattutto di donne – nelle comunità giapponesi e nei campi di internamento durante la Guerra mondiale, sono il tema di questo dignitosissimo libro. Che è altro rispetto al minimalismo corrente.
L'ultimo pezzo "freddo" accompagna Joe McGinnis jr, Il ragazzo delle consegne (il Saggiatore, pagg. 256, € 15,00 ). L'argomento è rovente e l'ambientazione pure (siamo ai margini del deserto) ma la musica è un prolungato acuto che buca il cervello. Il protagonista ha tre placche di acciaio nella testa e vive nella suite di un hotel di Las Vegas. Droga e prostituzione – non c'è bisogno di fare un passo se si è strafatti: tutto viene servito a domicilio – e vite in caduta libera. Il romanzo comincia dalla fine ed è una girandola di atti di perdizione. Ma per sfuggire al cliché della gioventù di buona famiglia che si butta via, McGinnis Jr. – scrittore esordiente, figlio di un altro scrittore che è stato a sua volta maestro di Bret Easton Ellis – accoglie nel suo romanzo i profughi dell'inferno: quelli che hanno dovuto tornare indietro perché non c'era più posto.
E passiamo a tre pezzi "caldi". Il primo è per accompagnare Dinaw Mengestu, Le cose che porta il cielo (Piemme, pagg. 254, € 14,50). È l'opera di un etiope, nato ad Addis Abeba nel 1978 e rifugiatosi in America con i genitori all'età di due anni per fuggire al "Terrore rosso" del colonnello Mengistu. Il romanzo è ambientato a Washington e racconta della lotta quotidiana per la propria libertà, anche a migliaia di chilometri di distanza dalle mine e dalle guerre, di tre personaggi provenienti da tre diverse parti dell'Africa. Il titolo (nell'originale, The Beautiful Things That Heaven Bears) è preso da Dante («le cose belle /che porta ‘l ciel») e si riferisce all'uscita dall'Inferno.
Il secondo e il terzo pezzo musicale devono avere qualcosa di melodico. Sono per due opere non scottanti, ma semplicemente calorose e famigliari – e senza sentimentalismi – come il gatto di casa che fa le fusa con le unghie ritratte. Una è di Anne Tyler, Ragazza in un giardino (Guanda, pagg.310, € 16,50), una "top ten" della narrativa americana che è anche, per il suo modo di scrivere e la sua visione del mondo, una contemporanea dei grandi dell'Ottocento. L'altra, l'ultima, è di Kathryn Davis, Il luogo sottile (minimum fax, pagg. 330, € 14,00). È ambientata nel New England, un luogo che è allo stesso tempo una condizione della mente, in cui i miracoli, come nella mitologia celtica, abbonano e, tanto per intenderci, i morti ritornano e sono molto amichevoli.

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